“La vita non è ciò che ci accade, ma ciò che facciamo con ciò che ci accade” – Aldous Huxley
Diversi studi su riviste scientifiche, come la rassegna di Brooks e colleghi su Lancet del 26 febbraio 2020, parlano degli effetti psicologici della quarantena. Possono emergere confusione, rabbia, solitudine, impotenza, mancanza di controllo.
Ci può aiutare un cambio di mindset (atteggiamento mentale), da cui possono scaturire emozioni diverse. Non potendo evitare la quarantena o l’isolamento, possiamo focalizzarci su come utilizzare al meglio il tempo. Una persona proattiva affronta i problemi ponendo attenzione alle soluzioni, non si lamenta ma si assume le sue responsabilità, e pensa alla condivisione con gli altri come opportunità. Seguono brevi spunti, senza la pretesa di essere esaustivi, né di risolvere problemi psicologici di una certa entità.
PROBLEMA: SENSO DI PRIGIONIA.
Chi è costretto a vivere sotto scorta sa che l’isolamento è difficile, soprattutto all’inizio. Come il giornalista Roberto Saviano, che in un’intervista rilasciata a Fabio Fazio ha dichiarato che, dalla seconda settimana in poi è passato a riconsiderare il senso di prigionia e associare all’isolamento sensazioni più piacevoli, legate al senso di protezione. Alla best practice di Saviano possiamo ispirarci anche noi per affrontare al meglio l’isolamento dovuto alla pandemia e vivere al meglio il tempo in casa, riscoprendo le attività piacevoli e l’atteggiamento di chi sa di essere in un ambiente protettivo.
Una soluzione possibile: dal senso di prigionia al senso di protezione.
PROBLEMA: SENSO DI SOLITUDINE.
L’isolamento forzato mette a repentaglio la vita sociale e ci può far sentire soli.
Il cambio di prospettiva può essere quello di spostare il focus dalla nostra solitudine al pensiero per gli altri. Possiamo essere lontani ma vicini ai nostri cari e ai nostri amici o colleghi attraverso telefonate o video-chiamate, sostenendoli, e facendoci sostenere, tenendoci compagnia. Ciò non vuol dire lamentarsi, azione che fa focalizzare sui problemi ma non sulle soluzioni, rubando energia a chi si lamenta e a chi ascolta.
Una soluzione possibile: dal sentirsi soli al non far sentire soli gli altri.
PROBLEMA: SENSAZIONE DI NON POTER FARE NULLA/ IMPOTENZA.
La quarantena può essere angosciante. Potremmo sentirci in balìa degli eventi.
Non possiamo più fare certe cose, e questo ci disorienta, ma possiamo farne altre, anche nuove, imparare modi nuovi di lavorare, lavorare a progetti nuovi. Abbiamo il potere di chiedere aiuto, se serve. Ma anche di aiutare gli altri per quanto possibile, dandoci il senso di un progetto importante. Con John F. Kennedy: “non pensate a ciò che il paese può fare per voi, pensate a ciò che voi potete fare per il paese”.
Una soluzione possibile: non pensare a ciò che non possiamo fare, pensiamo a ciò che possiamo fare.
PROBLEMA: PAURA DELL’IGNOTO/SCENARIO INCERTO.
Il genere umano ha paura di ciò che non conosce. Dalla paura di un nemico invisibile e poco conosciuto, possiamo spostare il focus sul coraggio di mettere in atto azioni responsabili, su cui siamo stati istruiti bene, anche in relazione alle epidemie passate. Dalla paura di un futuro incerto possiamo partire per pianificare cosa possiamo fare di certo per far fronte alle difficoltà ora e dopo, in base a ciò che andiamo imparando.
Una soluzione possibile: dall’ignoto attuale e futuro alla pianificazione dello scenario oltre il problema.
Giovanni Iacoviello – giovanni.iacoviello@gmail.com
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