Il libro più pratico che esista

Dalle conoscenze alle abilità, dalla didattica alla formazione esperienziale.

“La conoscenza è solo una chiacchiera finché non è nei muscoli”.

Proverbio della Nuova Guinea.

 

I libri: teorie e storie di vite vissute.

I libri racchiudono saperi a volte di una vita, o anche di più vite, di più autori. Un famoso adagio recita “conta più la pratica che la grammatica”, e questo viene spesso ricordato per “sgridare” chi insegna con le belle parole, dato che la pratica è quella che realmente conta. E’ vero anche che per fare pratica spesso non si può prescindere dal conoscere le basi di una data materia. Al contempo, avere le conoscenze su una materia o una tecnica non significa essere bravi ad applicarla. Da una parte viene in mente Kurt Lewin: “non c’è nulla di più pratico di una buona teoria”, perché se questa è ben collegata alla pratica non la sostituisce ma la integra sinergicamente. Dall’altra possiamo ricordare le parole di George Bernard Shaw: “se insegni qualcosa a uno, non l’imparerà mai”. Possiamo leggere tantissimi ottimi libri e andare a lezione da grandissimi maestri, ma non ci potranno mai trasferire la capacità di fare qualcosa, che sia il parlare in pubblico, suonare la chitarra, comunicare efficacemente o nuotare. Se non ci “buttiamo” in vasca e non facciamo pratica, non integreremo mai le conoscenze con le competenze, e resteremo dei buoni “arbitri” o commentatori teorici di ciò che accade ma non dei buoni esecutori.

 

L’amore per la cultura è un buon inizio… l’azione un buon passo successivo.

E’ un’ottima abitudine per la propria crescita culturale e personale, anche dopo gli studi, continuare ad istruirsi, leggere, informarsi. Però a volte si rimanda la pratica, per vari motivi, o la si salta proprio, non completando con la parte più importante il processo di apprendimento. Forse è pigrizia, forse è paura, nascosta a noi e agli altri, di sbagliare. E che c’è di male nella paura di sbagliare? La cosa più importante, dato che essa non si può eliminare, è cominciare ad ammetterla, accettarla, permettere a se stessi la possibilità di fare errori e di accettarli. Poi si può cominciare a piccoli passi a sperimentare in contesti protetti. Perché darsi degli obiettivi troppo ambiziosi inizialmente, nella mole di lavoro e nella qualità (spesso pretendendo di saper fare subito le cose e in maniera perfetta)? Perché non darsi la preziosa possibilità di sbagliare e valorizzare gli errori come opportunità per imparare come fare meglio e progredire pian piano?

 

Se vuoi vedere, impara ad agire: la storia scritta, narrata, vissuta ogni giorno.

E’ un’ottima prassi per il nostro progredire continuare a leggere libri, articoli, acquistare audio e videocorsi, partecipare a webinar, se questo ci appassiona. Però ricordiamoci anche di darci degli spazi tra un libro e l’altro, o tra un audio e un post, per cimentarci con delle esercitazioni, oppure per focalizzarci nell’esercizio di una data abilità nella vita quotidiana e di monitorare i risultati su un quaderno, o di frequentare un corso pratico in cui oltre alla classica lezione “frontale” si fanno anche delle esercitazioni, come accade nella formazione esperienziale.

Il libro più pratico di cui possiamo disporre è la nostra vita, in cui scriviamo una pagina ogni giorno attraverso i nostri pensieri e parole, i processi discorsivi con gli altri e le nostre azioni, le nostre prove ed errori, e i miglioramenti inevitabili che la pratica comporta.

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