Problemi da grandi… soluzioni da bambini?

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano)”

Antoine de Saint-Exupéry

 

Ci sono paure che avevamo da piccoli, che abbiamo imparato ad affrontare e vincere. Ci sono invece delle paure che abbiamo imparato da grandi, dopo essere rimasti scottati dai nostri errori

Ci sono problemi complicati che l’ingenuità di un bambino potrebbe disarmare, proprio perché la costruzione di questi problemi presuppone un certo livello di conoscenza che ci porta a ritagliare la realtà osservata in un certo modo. Così, c’è chi ha smesso di cercarsi un lavoro perché ha “imparato” che in questa fase storico-economica non se ne trova, o chi ha smesso di cercare nuove amicizie perché ha “scoperto” quanto la gente sia falsa e non ne valga la pena.

Il pensiero strategico suggerisce che a volte le soluzioni più efficaci ai problemi complessi sono quelle apparentemente semplici. A questo proposito l’antica arte militare cinese ha messo a punto degli stratagemmi: strategie per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.

Lo psicoterapeuta Giorgio Nardone, nel libro “Correggimi se sbaglio”, parla di uno stratagemma che recita: “se vuoi raddrizzare qualcosa, impara tutti i modi per storcerla di più”. Contro la logica, invece di cercare le strategie per migliorare una situazione, a volte cercare ciò che la peggiorerebbe ci permette di fare un salto logico utile per trovare soluzioni semplici ed efficaci, come ad esempio gli errori da evitare.

Spesso è proprio la soluzione che tentiamo ad essere il problema, come accadde ad esempio per una malattia diffusa in Giappone decenni fa, lo Smon. C’era un esercito di virologi che ne cercava la causa, fissandosi sull’origine virale.

Gli epidemiologi perseguirono un’altra strada, ignorando quella più ovvia, e proprio per questo trovarono la soluzione: un farmaco per la diarrea, usato reiteratamente, causava questa malattia (si parla di “malattie iatrogene” quando sono provocate da una terapia medica).

Ciò ricorda un pensiero di Albert Einstein: “Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”. Sempre il premio Nobel per la fisica notava che “i problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”.

Seguendo questa logica, per cercare di risolvere i problemi così come li vediamo in base alle nostre conoscenze e credenze attuali, possiamo provare a ri-descriverli e classificarli da un altro punto di vista, magari con il modo di vedere che avevamo in passato, quando non eravamo in possesso delle conoscenze che hanno accompagnato l’emergere del problema.

Come risolvere allora alcuni nostri complessi problemi di oggi? Spesso comunque con l’ausilio di procedure articolate e saperi particolari, ma altre volte forse guardando alle cose con gli occhi di quando eravamo bambini, quando ancora non avevamo abbastanza conoscenze per costruire certi problemi, troppo incoscienti per avere paura di esplorare il mondo. E dimenticandoci che alcune cose, “come tutti sanno”, sono impossibili da realizzare. Magari disimparando certe rassicuranti verità, e, così sprovvisti, perlustrare nuovi tipi di soluzioni.

 

 

Giovanni Iacoviello

 

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