Passione per il lavoro: “C’eravamo tanto amati” o energia rinnovabile?

“Se ami quello che fai, non sarà mai un lavoro”

Confucio

 

La passione per la propria attività ha una sua data di scadenza? Finirà prima o poi, e allora sarà una noia e non vedremo l’ora di andare in pensione o cambiare attività? Oppure è possibile un “ritorno di fiamma”?

Un’altra questione sorge: nel momento in cui la passione si esaurisce o l’energia iniziale che avevamo pare diminuire, è possibile promuovere la nostra attività in maniera altrettanto credibile e convincente come quando eravamo maggiormente carichi di aspettative ed entusiasmo?

Il formatore Dale Carnegie consigliava agli oratori di scegliere argomenti che stavano loro a cuore. In quest’ottica, se vogliamo rendere viva la conversazione con un uditorio e appassionarlo, è utile scegliere di parlare, tra tanti argomenti che conosciamo, di quelli che amiamo e delle questioni importanti per noi. Cosa cambia se le parole non sono espresse a voce ma scritte? Non ne potete sentire l’intonazione, l’intensità emotiva, la velocità naturale dell’emittente, perché la velocità di lettura la fate voi. Però la passione per l’argomento trasuda anche dalle righe di un testo. E se tale passione manca, ci si potrebbe chiedere allora, come potete interessare i vostri interlocutori?

Non avere più niente da dire può essere una tragedia per l’attività di molti. Si potrebbe andare incontro alla noia, e i nostri interlocutori potrebbero sorbirsi parole grigie e stanche.

E allora è il momento di cambiare mestiere? O c’è un modo per rinnovare il nostro fuoco?

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Le parole che conquistano il cuore…

“Ci vuole coraggio per alzarsi a parlare. Ci vuole coraggio anche per sedersi ed ascoltare”

Winston Churchill

 

Quali sono le parole giuste da dire in una determinata interazione? Quali quelle più persuasive ad un colloquio con un nuovo cliente? Quali per un claim vincente per un prodotto? Che cosa interessa di più alla gente?

 

Di che cosa ha bisogno la gente?

Ognuno di voi conosce diversi dei propri bisogni. Non sempre si riesce a verbalizzarli con chiarezza, anche quando se ne ha un’idea. Si parla anche dei bisogni latenti, cioè quelli di cui non si è pienamente consapevoli e si scoprono in determinate situazioni. Qualcuno vi vorrà convincere che avrete bisogno del suo aiuto per individuarli. Altri riferendosi a persone pensanti e possessori di libero arbitrio preferiscono parlare di desideri e di consapevolezza. Lo psicologo statunitense Abraham Maslow ha ideato una gerarchia dei bisogni umani, divenuta famosa, rappresentati da una piramide a cinque livelli. Alla base ci sarebbero quelli fisiologici e di sicurezza, mentre al terzo e al quarto quelli di appartenenza (amicizia, affetto) e di stima. Il fatto che questi siano bisogni o desideri, o la bontà delle teorie scientifiche di riferimento, in questa sede non ci interessa. E’ innegabile comunque in ogni tempo e cultura che questi due aspetti sono tra i più importanti per le persone. E’ più facile soddisfare questi aspetti lodando sé e il proprio prodotto, facendo notare che la nostra azienda è la numero uno e facendo sentire gli interlocutori piccoli e meschini, oppure informandosi su ciò che aiuta la gente a percepire il vostro affetto e la vostra stima, che siate un venditore, volontario, pubblicitario o imprenditore? Nel campo del giornalismo, qualcuno ha detto molti anni fa che ciò a cui si interessa di più la gente è se stessa.

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