Due versi in poche sillabe, la figura retorica della sinestesia, un desiderio di rivivere la luce del sole dopo una notte dolorosamente buia: la celebre poesia di Giuseppe Ungaretti.
Mattina
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
M’illumino
d’immenso.
Il poeta era di stanza come volontario in provincia di Udine durante la Prima guerra mondiale.
La poesia fu poi inserita nella raccolta del 1942 “L’allegria”, che esprimeva da una parte sentimenti di dolore e sopraffazione provocati dalla guerra, e dall’altra la reazione di attaccamento alla vita che muove a distanziarsi da quelli.
Lo spettacolo bramato della luce che risorge dopo le atrocità subite dai compagni del poeta nell’oscurità notturna ci riporta alla forza degli esseri umani di reagire di fronte ad ogni tipo di buio e in ogni tempo, come in questo anno eccezionale, con il pensiero rivolto ai propri simili, e il desiderio mai spento di cercare la luce.
Giovanni Iacoviello
giovanni.iacoviello@gmail.com
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